Teatro del Montorio Sei anni di teatro nel Carcere di Verona
Un progetto della Direzione del Carcere di Verona realizzato da Le Falìe con il sostegno della Fondazione San Zeno e la direzione artistica di Alessandro Anderloni.
La storia
Dopo circa un anno di progettazione, preparazione e formazione del gruppo di partecipanti, inizia nel mese di luglio 2014 il primo anno di laboratorio teatrale con le sezioni maschili e femminili del Carcere di Verona. La progettualità è coraggiosa e innovativa: pochissime sono le esperienze analoghe in cui lavorano insieme uomini e donne, tanto più che sono compresi tra i detenuti i così detti “giovani adulti” della sezione più difficile da gestire all’interno del carcere. Il laboratorio è voluto dalla Direzione del Carcere e sostenuto fin dall’inizio dalla Fondazione San Zeno. Il progetto è affidato all’Associazione Le Falìe con la direzione artistica del regista e autore Alessandro Anderloni, affiancato dall’attrice Isabella Dilavello Il programma prevede in una prima fase incontro a settimana. I primi mesi, interrotti da una pausa nell’agosto 2014 e con una ripresa a settembre, costituiscono un percorso di studio reciproco, con approccio laboratoriale e creativo, finalizzato alla messa in scena del primo spettacolo teatrale.
L'attesa della neve - Il primo soggetto sul quale decide di lavorare, con letture e improvvisazioni, la neonata compagnia teatrale in carcere è tratto dal libro I racconti della Kolyma di Varlam Tichonovič Šalamov da cui viene scritto da Alessandro Anderloni il testo L’attesa della neve, dove la neve è una metafora del Natale, dei pacchi regalo, della libertà. Lo spettacolo coinvolge 16 persone detenute, maschi e femmine, e va in scena nella cappella del carcere di Verona il 13 dicembre 2014 alla presenza di persone detenute e di pubblico esterno. È la prima, timida apparizione sulle scene della compagnia teatrale nata dal progetto di teatro in carcere. Il laboratorio non si interrompe ma prosegue con incontri settimanali anche durante il tempo natalizio.
Senza il vento - Nel gennaio 2015 il gruppo è cresciuto e si è conosciuto e tra i partecipanti nasce il desiderio di raccontare quel tempo sospeso in attesa o con la speranza che si alzi un vento che conduca a terra, a una nuova vita. Dalla stagione di laboratorio 2014/2015 scaturisce il secondo testo scritto da Alessandro Anderloni, ispirato liberamente all’Odissea dal titolo di Senza il vento. Esso va in scena, dopo un percorso di otto mesi di laboratorio teatrale, nella cappella del carcere di Verona il 3 luglio 2015 con la partecipazione di 14 detenuti e detenute. Prendono parte alla realizzazione dei costumi e delle scenografie i partecipanti del laboratorio di sartoria della sezione femminile e di quello di falegnameria della sezione maschile. Il corso si interrompe nel mese di agosto per ricominciare nell’ottobre 2015.
Speratura - Dopo la pausa estiva e la formazione del nuovo gruppo, il corso prosegue con incontri settimanali da ottobre 2015 fino a giugno 2016 quando va in scena il terzo testo. L’idea scaturisce da improvvisazioni e discussioni sui temi della predestinazione, del fato, della vita dopo la morte e della vita prima della vita. Viene affrontato come testo di rifermento Il mito della caverna di Platone e nasce lo spettacolo Speratura che va in scena nella cappella del carcere l 27 e 28 giugno 2016. Nella realizzazione delle scenografie viene coinvolga l’artista del feltro Esther Weber e la scultrice Marta Pagan Griso che fanno entrare in contatto gli attori e le attrici con la materia e la sua lavorazione. È tuttavia l’ultimo lavoro che vede la partecipazione anche della sezione femminile. Le problematiche gestionali che derivano da un gruppo misto inducono la Direzione del Carcere, di comune accordo con il responsabile del laboratorio Alessandro Anderloni, a proseguire con un gruppo soltanto maschile. Il laboratorio si interrompe nel mese di agosto 2016 per riprendere in autunno con la formazione del nuovo gruppo e la ripresa degli incontri settimanali.
Invisibili - Con il progetto 2017 la compagnia teatrale, che nel frattempo ha assunto il nome di Teatro del Montorio, compie un passo ulteriore per avvicinare e far conoscere la realtà carceraria alla città. Il 27 e 28 marzo 2017, in occasione della Giornata Mondiale del Teatro, va in scena un esperimento davvero unico sulla scena del teatro in carcere. Lo spettacolo Invisibili, che prende spunto dal testo Le città invisibili di Italo Calvino, si svolge in forma itinerante nei luoghi del carcere. Gruppi di cento spettatori percorrono i corridoi, le stanze anguste dell’area trattamentale e il cortile di cemento dell’”ora d’aria” assistendo durante il cammino alle scene interpretate da sette attori. Il numero di attori inferiore a quello delle precedenti esperienze è dato da un anno complicato per quanto riguarda i provvedimenti disciplinari, le scarcerazioni e i trasferimenti che hanno decimato il gruppo. Tuttavia lo spettacolo crea un forte coinvolgimento emotivo del pubblico e contribuisce a far conoscere all’esterno l’attività di teatro in carcere. Il laboratorio prosegue fino a luglio 2017 per interrompersi di consueto in agosto e riprendere in settembre con un lavoro di ricerca di partecipanti al nuovo gruppo più approfondito.
Mercanti di storie - La stagione 2017/2018 si è avvia a ottobre con l’inserimento nella conduzione del laboratorio di un terzo esperto, l’attore e danzatore di Paolo Ottoboni, e con la partecipazione al laboratorio anche delle persone detenute nella Terza Sezione (la sezione dei “protetti”) nel desiderio della Direzione e dei responsabili del laboratorio di rompere gli schemi consolidati e di aprire nuove prospettive., vincendo i pregiudizi che si addensano su quella sezione. L’esperienza acquisita e una maggiore solidità del gruppo di attori coinvolti permettono di andare più a fondo, di scavare nel desiderio di esprimere se stessi. Si sente la necessità di darsi un obiettivo a breve termine per non sfilacciare l’attenzione e le energie. Per questo il 19 dicembre 2017 va in scena la narrazione Mercanti di storie dando modo ai 12 attori di raccontare se stessi attraverso metafore e storie di ispirazione fiabesca e provocando un po’ il pubblico con la domanda: «Perché siete qui? Cosa siete venuti a comperare?»
Woyzeck - Con gli inevitabili movimenti interni come presenze all’interno della compagnia, il laboratorio prosegue ambiziosamente cimentandosi nella realizzazione di un classico. La scelta avviene dopo la lettura di diversi testi ma soprattutto da un desiderio cocente degli attori di rappresentare una storia vicina alle proprie vicende personali. Il testo su cui lavorano gli 11 attori è Woyzeck di Georg Büchner proposto nella cappella del carcere per la Giornata Mondiale del Teatro, il 27 e 28 marzo 2018 e replicato il 18 aprile 2018. Il gruppo vince la sfida di proporre un testo che affronta il tema del femminicidio in un tempo in cui esso è di tremenda attualità e coinvolge in prima persona alcuni degli interpreti stessi. Alla messa in scena segue un lungo e interessante percorso di approfondimento e di discussione sul tema affrontato dallo spettacolo e sulle reazioni che esso ha suscitato. Il laboratorio si interrompe per il mese di agosto 2018 e riprende con un lungo periodo di colloqui e incontri a settembre e ottobre 2018.
Ne la città dolente - Le aspettative e i desideri del gruppo si fanno sempre più alti. Ecco che nel novembre 2018 su una nuova progettualità, con nuove linee guida di selezione e coinvolgimento dei detenuti e con la necessità di uno sguardo pluriennale del lavoro di teatro in carcere, prende il via il progetto “Dante 2021”. L’idea è di lavorare per tre anni sulla Divina Commedia affrontando nel 2019 l’Inferno e nei due anni successivi il Purgatorio e il Paradiso in vista dell’anniversario della morte di Dante nel 2021. Sulla scia dell’esperienza compiuta nel 2015, ma in maniera molto più strutturata, vengono coinvolgi nel laboratorio una decina di studenti delle scuole superiori veronesi. Il nuovo e ambizioso progetto apre a una stagione faticosa e intensa di studio e di tentativi con obiettivo di mettere in mano i versi di Dante a chi non li ha quasi mai frequentati. Le parole poeta risuonano nelle voci, nei corpi e negli spazi di Montorio fino alla messa in scena dello spettacolo Ne la città dolente che coinvolge 17 persone detenute e 8 studenti. La rappresentazione è ancora in forma itinerante nei luoghi del carcere e va in scena per quattro volte, il 29 aprile, il 2, 3, 4 e 9 maggio 2019 ospitando più di cinquecento spettatori. Lo spettacoo è inserito nella programmazione del Festival Biblico e suscita grande interesse e visibilità mediatica. Per la prima volta viene realizzato, oltre a un servizio fotografico dello spettacolo, una documentazione video che costituisce la base del progetto di un documentario triennale sul progetto "Dante 2021". Il laboratorio prosegue e nei mesi di giugno e luglio 2019 si è già al lavoro sul Purgatorio. Vengono interrotti gli incontri il 25 luglio 2019 per riprendere il 5 settembre 2019.
Nel marzo 2020 il laboratorio si interrompe per l'emergenza Coronavirus. La ripresa è prevista nell'autunno 2020.
LE STORIE NON SI POSSONO RINCHIUDERE
per un manifesto del teatro in carcere
Intendiamo il teatro in carcere non come la sostituzione di una terapia ma come un’esperienza di formazione umana, sociale, culturale e artistica.
Desideriamo arrivare a una messa in scena eticamente ed esteticamente onesta.
Portiamo rispetto per uomini e donne che si cimentano con il rigore, la ricerca, la fatica e la soddisfazione del teatro, mettendo in gioco la loro necessità di raccontare e di farsi ascoltare.
Non intendiamo mostrare, strumentalizzare o esibire ma interessare, intrattenere e commuovere.
Sappiamo che per gli spettatori è impossibile non fondere ciò che vedono con le storie personali dei protagonisti. A noi sta il compito di vegliare sui confini del rispetto reciproco.
Sentiamo la responsabilità di essere sinceri innanzitutto con noi stessi e con il nostro lavoro, poi con le persone detenute e con gli spettatori.
Sappiamo che in carcere facciamo teatro. Sempre e solo teatro.
Teatro del Montorio
Un progetto della Direzione del Carcere di Verona
Realizzato da Le Falìe
Con il sostegno della Fondazione San Zeno
Direzione artistica di Alesandro Anderloni
Organizzazione generale di Giulia Corradi
Co-direzione del laboratorio di Isabella Dilavello e Paolo Ottoboni
Fotografie di Flavio Pèttene