NE LA CITTÀ DOLENTE Il Teatro del Montorio porta in scena l'Inferno di Dante in carcere

 Le Falìe

Un cammino "ne la città dolente" del carcere, ripercorrendo l'Inferno di Dante, una discesa nell’abisso della pena eterna e della reclusione carceraria, un confronto lacerante tra il luogo della dannazione e quello della mancanza di libertà. Ne la città dolente è la prima tappa di un progetto triennale de Le Falìe che giungerà fino all’anniversario dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri nel 2021. I detenuti-attori del progettop "Teatro in Carcere" affrontano la prima cantica della Divina Commedia; il Purgatorio e il Paradiso saranno i capitoli del 2020 e del 2021.

È un’idea di Alessandro Anderloni che lavora nel carcere di Verona dal 2014 con un progetto organizzato dalla Direzione del Carcere di Verona e sostenuto dalla Fondazione San Zeno ONLUS. Con lui, a condurre il laboratorio di teatro iniziato nel novembre 2018, ci sono Isabella Dilavello e Paolo Ottoboni. Allo spettacolo parteciperanno come co-protagonisti anche una decina di studenti delle scuole secondarie veronesi che hanno aderito all’invito a lavorare in carcere insieme con i detenuti e con loro andranno in scena.

Alessandro Anderloni (regista): «Parlare di inferno in carcere è vedere le parole di Dante incarnarsi nei corpi delle persone che vivono l’esperienza della reclusione. Dante l’esiliato, il rifugiato, il condannato ingiustamente e la suaCommedia hanno convolto immediatamente i protagonisti del Teatro del Montorio. Per coloro che hanno avuto la sventura di entrare in carcere, il monito ineluttabile e perentorio “lasciate ogne speranza voi ch’intrate” sembra essere impresso indelebilmente sul cancello che si apre e chiude dietro di sé. Non c’è altro luogo come un carcere dove si penetri nella profondo della propria esperienza personale il significato di parole come peccato, pena, dannazione. I detenuti hanno affrontato la Commedia con un’abnegazione e un coraggio frastornanti. Interpreteranno il giudice del “doloroso regno” Minosse, loro che sanno come nessun altro cosa significhi essere giudicati. Diranno piangendo, come Francesca. Si faranno tutt’uno con Cavalcante dei Cavalcanti che si dispera nel credere morto il figlio di cui non sa nulla, loro che provano ogni giorno il non sapere dei figli che hanno lasciato fuori. In nessun luogo come il carcere le parole di Ulisse risuonano come il richiamo al folle volo che può decidere di compiere ognuno di noi. In carcere il rumore della chiave che chiude la cella del Conte Ugolino per farlo morire di fame con i propri figli è un rumore familiare. E toccato il fondo, dove Dante condanna gli infami, si tocca il fondo della nostra coscienza, si è a tu per tu con il mistero del Male».

Mariagrazia Bregoli (direttore del Carcere di Verona): «Con questo progetto vogliamo aprire le porte del carcere alla città, perché non sia visto come un’isola ma come un luogo che dialoga con l’ambiente in cui è inserito. Il laboratorio di teatro è uno dei tanti progetti educativi, lavorativi, sportivi e culturali che carcere di Verona ospita grazie a numerose realtà. È particolarmente significativa l’adesione delle scuole veronesi i cui studenti non sono stati invitati, per una volta tanto, a visitare il carcere come osservatori, ma partecipano in prima persona, insieme con i detenuti, al lavoro teatrale. Questo è uno degli aspetti più innovativi e preziosi del progetto».

Anderloni e i protagonisti del Teatro del Montorio inviteranno gli spettatori, a gruppi di cento, a camminare lungo i luoghi della reclusione del carcere. Lo spettacolo si svolgerà infatti in forma itinerante, percorrendo corridoi, aule rieducative, aree trattamentali, passeggi per l’ora d’aria. Luoghi che non sarà difficile identificare con i gironi, i cerchi e le bolge infernali. In questi luoghi gli spettatori incontreranno la parola di Dante senza nessuna rielaborazione del testo, né traduzione o attualizzazione: il linguaggio della Divina Commedia, vivissimo e attuale, sferzante e lancinante, sarà detto da attori che lo intoneranno con le cadenze del mondo intero, rispondendo all’appello del Poeta che prende in causa ognuno dei suoi lettori, a uno a uno.

Lo spettacolo andrà in scena quattro volte: lunedì 29 aprile e giovedì 2 maggio e venerdì 3 e sabato 4 maggio 2019 (queste due date nel'ambito del Festival Biblico), alle ore 19.00. L’accesso è consentito solo su prenotazione per un gruppo limitato a cento spettatori per ciascuna replica. Prenotazioni a partire dal 5 aprile 2019.

Repliche
lunedì 29 aprile 2019, ore 19.00: prenotazioni scrivendo a lefalie@lefalie.it POSTI ESAURITI
giovedì 2 maggio 2019, ore 19.00: prenotazioni scrivendo a lefalie@lefalie.it POSTI ESAURITI
venerdì 3 maggio 2019, ore 19.00: prenotazioni QUI POSTI ESAURITI
sabato 4 maggio 2019, ore 19.00: prenotazioni QUI POSTI ESAURITI